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Ricomporre l’unità idrica del territorio, “superando le inutili tre gestioni del servizio”. L’associazione Senza confini rilancia la propria proposta sul tema dell’acqua, sottoponendo anche “il tema del futuro dello stesso distretto cartario, messo fortemente a rischio da superficialità e ingordigia. Non servono vecchi criteri politici né nuovi carrozzoni acchiappatutto quotati o meno in borsa – affermano dall’associazione -. L’essenza della nostra proposta è, acqua pubblica bene comune e gestione del servizio idrico sulla base dell’omogeneità naturale-territoriale“.
“Lucca città stato ha avuto sempre, lungo la sua lunga storia, una capacità di governo dell’acqua – si legge in una nota dell’associazione -, nell’interesse generale della società e delle sue articolazioni produttive, in agricoltura come nelle attività tessili, che le hanno garantito autonomia e ricchezza per molto tempo. Adesso il sistema di canali, pozzi e tubazioni, realizzato nel corso dei secoli ed implementato durante il Ducato con l’acquedotto del Nottolini e la nuova regimazione dell’Ozzeri, non regge più di fronte all’esplosione di troppi appetiti, dei mutamenti climatici e della mancanza di cultura di governo del bene comune. Possono raccontarla come vogliono istituzioni ed associazioni industriali, i gestori dei servizi idrici e i fin troppi costruttori di informazione e cultura, ma il Serchio e la sua capacità di ricarica della ricchezza della falda idrica che abbiamo sotto i piedi nella piana di Lucca non reggono più lo stress di consumi in termini quantitativi e qualitativi dell’acqua di scarico dai depuratori non in grado di comunicare ed interagire tra loro”.
“Alcune informazioni, a fronte di oltre 230.000 abitanti complessivi in valle del Serchio – sostiene l’associazione – , Lucca e piana, a gestire il servizio idrico sono 3 gestori su 7 complessivi dell’intera Regione che devono erogare e depurare 16.560.000 metri cubi all’anno. Lucca inoltre vende acqua a Pisa, Livorno, Capannori e Pescaglia per complessivi 14.300.000 metri cubi annui ed altri per non parlare dei milioni di metri cubi di acqua prelevati, o in procinto di esserlo, dal Serchio verso il distretto cartario che ha bisogno di acqua per produrre. Per produrre 1 chilo di carta occorrono dai 5 ai 10 litri di acqua a seconda di cosa viene impiegato fra cellulosa pura o carta da macero per produrre e nel nostro distretto, secondo i dati ufficiali facilmente reperibili, si producono circa 900.000 tonnellate annue di carta da macero per imballaggi e 900.000 per usi igienici da cellulosa pura, in totale sono circa 13.500.000 metri cubi di acqua che viene impiegata e che in parte viene scaricata da depuratori a piè di fabbrica (in valle ) o consortili come quello di Porcari e di Pescia appena venduto dai Comuni di Villa Basilica e Pescia, con 9 cartiere su 12 ubicate in provincia di Lucca”.
“Il distretto cartario – si legge ancora nella nota – oltre ai 7000 posti di lavoro diretti produce e garantisce oltre al reddito dei rifiuti solidi quali il pulper (scarto produttivo a monte) e fanghi di depurazioni ma siamo privi di impianti in grado di ridurne l’impatto in quantità e realizzare il massimo di recupero di materia o impieghi agricoli. La nostra area del Bacino del Serchio e Piana è assolutamente priva di impianti di recupero delle acque reflue depurate in grado di supplire al fabbisogno idrico nei momenti di crisi siccitose sempre più ricorrenti e siamo privi di un sistema di monitoraggio pubblico e trasparente in grado di informare e formare la cittadinanza, responsabilizzando i comportamenti individuali e collettivi”.
“Conoscere da 3 display posizionati sul Serchio a Lucca, a Capannori e Porcari le portate del Serchio h 24, quelle dei depuratori di Lucca e Porcari con i dati relativi agli scarichi inseriti al controllo di Arpat, i livelli della falda dell’acqua nella piana in prossimità dei prelievi acquedottistici e produttivi più importanti, la portata del condotto pubblico e del canale nuovo, sarebbe estremamente utile e sicuramente un passo in avanti – sostengono dall’associazione Senza confini -, insieme a scelte strutturali, per navigare verso porti sicuri e garantire lavoro, ambiente e vita per il futuro. In queste settimane fatichiamo ad imporre una discussione all’altezza del tema in cui si superi una comunicazione approssimativa e talvolta “al servizio” degli sponsor di turno, un confronto che ridotto all’osso non sfugga al tema di fondo che è quello del valore di bene comune inalienabile dell’acqua, un valore riconosciuto dalle leggi dello Stato ma sostanzialmente ignorato dai più in Lucchesia. La difesa del carattere pubblico delle gestioni idriche e la decisione che sull’acqua pubblica non si possa lucrare ma si debba garantire, attraverso le tariffe, innovazione, efficienza, servizi ambientalmente sostenibili, solidarietà verso le fasce meno abbienti, ormai è sparita dalla discussione pubblica e dal senso comune. Solo piccole polemiche localistiche e inaccettabili logiche proprietarie dell’acqua sembrano interessare la Politica, mentre il mondo delle imprese continua a fare gli affari suoi non rendendosi conto di avvicinarsi sempre di più al punto in cui si sfracellerà contro un muro, il muro della realtà, dell’idraulica, della fisica e paradossalmente anche del mercato”.
Associazione Senza confini, “Acqua, stop alla frammentazione della gestione”
Lucca Associazione Senza confini, Acqua, gestione frammentata va fermata GN