Il fenomeno del caporalato e dello sfruttamento dei braccianti in agricoltura è diffuso in diverse vallate della provincia di Arezzo, come confermato dal Rapporto Agromafie e caporalato curato dall’Osservatorio Placido Rizzotto e dalla Flai Cgil. Nella mappa del caporalato in Toscana sono segnalati i comuni di San Giovanni, Sansepolcro, Badia Tedalda, Cortona, Poppi, Pratovecchio e Ortignano. Il caporalato è definito come una forma illegale di reclutamento e sfruttamento della manodopera in agricoltura, che viola le norme di assunzione e i diritti dei lavoratori. Il settore agricolo italiano ha un tasso di irregolarità del 36,3%, e in Toscana si assiste a casi di sfruttamento dei lavoratori stranieri impiegati nella raccolta agricola. Il fenomeno del caporalato si estende in diverse province, come Livorno, Grosseto, Siena, Arezzo e Firenze. Anche le donne sono vittime di sfruttamento lavorativo e sessuale nell’agricoltura, contribuendo alla condizione di schiavitù presente in questa regione. È necessario combattere questi fenomeni per garantire un futuro giusto ed equo per la Regione e per il Paese.
Caporalato presente in 7 comuni aretini. Braccianti al lavoro per 5 euro all’ora per 12 ore
Siena Caporalato in 7 comuni aretini, braccianti sfruttati a 5 euro l'ora per 12 ore GN