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i Manuela Orsini Merani
Carrara Spopolò negli Anni Novanta con il suo The Rhythm of the night – era il 1993 – ma il dj e produttore carrarese Checco Bontempi è sempre sulla cresta dell’onda.
Nella sua carriera ha ricevuto dischi d’oro, diamante e platino e tutti ricordano la sua musica che con il gruppo musicale Corona ha fatto ballare e sognare generazioni, come nell’esibizione al Festivalbar del’94. Ha incassato insomma riconoscimenti e premi fin dagli esordi, e nel panorama musicale vanta un pubblico decisamente oltre frontiera, come conferma anche l’ultimo segno di stima che ha portato a casa. Per Checco infatti è giunto un prezioso riconoscimento, Ritmo si colloca nella top 5 dei Siae Music Awards nella categoria “estero”, dedicato alla creatività degli autori della musica italiana per l’anno 2022. Così ha ricevuto una doppia premiazione della Siae.
«In Italia non sono in tanti a riceverlo – commenta – La voce di quel disco è stata ripresa nel 2019 dal gruppo Black Eyed Peas, per realizzare una canzone Ritmo, è diventata la colonna sonora del film Bad Boys For Life con Will Smith e Martin Lawrence». La cerimonia di premiazione dei Siae Musica Awards si terrà il 25 novembre al SuperStudio Più di Milano.
Checco Bontempi cosa avrebbe potuto fare professionalmente in alternativa alla musica?
«Nel’73 ho iniziato coi dischi, non ho avuto il tempo per pensare ad altro, mi è sempre interessata la musica, anche se non è considerato un lavoro come altri come altri. C’è chi pensa che ci si deve spaccare la schiena dalla mattina alla sera, il nostro ruolo è ritenuto una cosa futile».
Negli Anni’70 inizia la sua carriera come dj, negli Anni’80 i suoi dischi riscuotono successo in Europa, nel’90 Rhythm of the night e Baby baby per Corona raggiungono l’apice del successo.
«Negli Anni’80 ero nelle classifiche di vendita insieme ai Duran Duran, Tina Turner, Frankie Goes to Hollywood, ero al numero 5 e numero 15 nelle euro top».
Cosa emerge, secondo lei, dalla sua storia professionale?
«Le persone, spesso danno più peso a chi appare qualche volta in tv, o a Sanremo rispetto a chi realizza cose ciclopiche restando nel backstage a realizzare musica. Raffaele Checchia, caro amico, manager di Annalisa, di Renga e altri cantanti, se va per la strada, non viene riconosciuto da tutta la gente».
A un certo punto c’è stato un mutamento nella sua professione?
«Dal’98, dal secondo album di Corona alla Fininvest di Milano, a Canale 5, dopo mi sono fermato e ho realizzato cose per divertimento, remix di Zucchero, di alcune cantanti americane, ho fatto cose per mio figlio che lavora come dj. Corona continua a prendere premi su premi, il disco d’oro è quello più piccolo, abbiamo quello di diamante, di platino, doppio platino e doppio diamante.
Ha qualche appunto da fare sulla musica dance?
«Uno bravo è Bob Sinclar che ha ripreso una canzone dei Matia Bazar, Ti sento, ma se l’avesse realizzato un italiano sarebbe stato un progetto deriso. Tutto ciò che viene dall’estero viene più apprezzato. Gli italiani sono considerati zero sul genere dance, perché i discografici italiani non credono a quello che facciamo».
Sogni nel cassetto?
«Ho un po’ di delusione perché vorrei fare qualcos’altro. Con un disco è da 30 anni che sono nelle classifiche e continuo a vendere».
C’è da dire che in effetti la routine non è mai entrata a far parte della sua vita, e lui non si è mai ispirato a nessuno, ha fatto tutto da solo, racconta Bontempi. Un grande della musica che si distingue perché ha sempre creduto in ciò che ha realizzato da vincente. l
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