Il contenuto riflette la preoccupazione dell’autore riguardo all’impatto dei mercati nel centro storico di Arezzo. Mentre molti visitatori ammireranno gli edifici storici e i monumenti, pochissimi si prenderanno il tempo di visitare i musei. Questo solleva la domanda di perché i mercati di grande impatto vengano organizzati nel centro anziché in aree più adatte al di fuori. Gli organizzatori sostengono che il centro storico valorizzi l’evento, ma l’autore si chiede se la città sia invece valorizzata da questi eventi o se rischia di essere ricordata solo come una città mercantile. Questa tendenza della trasformazione delle città d’arte in città-merce viene descritta come una manifestazione inquietante del nostro tempo e come una privazione per i cittadini di poter vivere tranquillamente nelle proprie città. L’autore sostiene che ad Arezzo questa è l’unica politica seguita, dove il potere amministrativo è stato fuso con l’Associazione commercianti, trascurando gli altri aspetti della città.
Perché dico no alla città-merce del mangificio
Arezzo No al modello di città-merce, il mangificio è un simbolo della sua negatività. GN