Processo agli attivisti di Ultima Generazione Fi, si incollarono le mani alla Primavera, annullato.

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Per i tre giovani, Simone, Laura e Beatrice, tra i 20 e 30 anni, accusati di manifestazione non preavvisata, interruzione di pubblico servizio e uno di loro anche di resistenza a pubblico ufficiale — reati per i quali rischiavano fino a 5 anni — il giudice Franco Attinà, ha disposto il non luogo a procedere perché il fatto non sussiste. In pratica il processo si è chiuso prima di cominciare così come prevedono le nuove norme della riforma Cartabia che consentono al giudice monocratico, nel corso di un’udienza filtro, di valutare la fondatezza dell’accusa in seguito a una citazione diretta del pm, evitando la celebrazione di procedimenti inutili.

«Non ce l’aspettavamo — hanno detto i ragazzi esultando alla lettura della sentenza — e ora continueremo nelle nostre azioni dimostrative non violente. Il messaggio del tribunale di Firenze è chiaro, non è stato commesso alcun reato. Siamo contenti di questa sentenza perché rende giustizia, quello che è stato fatto era una manifestazione di dissenso ma soprattutto di libera espressione del pensiero, dell’opinione all’interno di una dialettica che è la base delle democrazie moderne». «Un buon segnale — le parole dell’avvocato Francesca Trasatti all’uscita dell’aula — anche per il futuro si dovrà valutare più attentamente se le condotte di questo tipo rientrano nel più ampio alveo della manifestazione libera del pensiero piuttosto che configurare un reato come è stato oggi formalmente sancito».

Lunedì mattina, prima dell’udienza, gli attivisti avevano rivendicato la loro azione. Hanno srotolato uno striscione arancione con la scritta «Fondo di riparazione» per chiedere uno stanziamento di 20 miliardi nel bilancio dello Stato perché «chi rompe paga, le tasse che diamo all’industria delle armi, del fossile e ai politici devono andare alla protezione dei cittadini». 

«Questa assoluzione – hanno poi spiegato i ragazzi — ci solleva ma non ci consola. Il governo ancora non si impegna a mettere in sicurezza la popolazione dalla crisi climatica preparandosi ad aiutare economicamente le famiglie, le aziende e i territori colpiti in questi mesi in Toscana, Emilia Romagna e Veneto. Con la disobbedienza civile siamo pronti a prenderci la responsabilità delle nostre azioni, chiediamo al governo e al Parlamento di fare lo stesso». Poco prima uno dei tre ragazzi, che nei giorni scorsi è stato a Campi Bisenzio ad aiutare gli alluvionati, aveva immerso i piedi nel fango, «In questa situazione ci siamo resi conto di quanto lo Stato sia completamente assente e di quanto siano fondamentali i volontari».  

Ultima generazione Firenze, si incollarono le mani alla Primavera, il processo agli attivisti non si farà

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