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Riassumi questo titolo tra 55 e 65 caratteri Renzi, altro affondo contro Nardella, “Sullo stadio ci ride dietro mezza Italia”. E su Montanari, “Cialtrone” / FOTO

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‘Volare alto’. Lo slogan, in tipica retorica renziana, sventolava ovunque ieri sera al teatro Niccolini, a due passi dal Duomo. Dentro, Renzi arringava ai suoi sferzando il sindaco Dario Nardella e il rettore dell’Università per stranieri di Siena, Tomaso Montanari, il cui nome è uscito nei giorni scorsi tra i papabili di candidatura per Palazzo Vecchio in caso di accordo tra Pd e 5 Stelle.

“Basta usare la città per pensare a cosa fare da grande”, manda a dire il leader di Italia Viva al primo cittadino. Qualcuno accenna un sorriso, pensando a come è partito il fenomeno renziano, proprio da Firenze, giovanissimo presidente della provincia, sindaco e poi tutto il resto.

“Nardella, falla finita con lo stadio”

“Al sindaco Nardella dico anche, falla finita con questa storia dello stadio. Non ci crede nessuno. Fare il rabbercio del rabbercio e buttare via centinaia di milioni di euro per un impianto che deve essere messo a posto dai privati e non con i soldi pubblici è una vergogna”, attacca, durissimo come già altre volte sul tema in passato, Matteo Renzi.

Il riferimento, ovviamente, è alle ultime notizie sul Franchi, a gennaio si parte con i lavori, ma per ora i soldi stanziati, dopo lo ‘scippo’ del governo Meloni agli ormai stranoti 55 milioni venuti meno, bastano a coprire la Fiesole e non Maratona e curva Ferrovia.

Affondi e sfottò

“Troveremo le risorse per coprire tutto lo stadio, allarmismo ingiustificato”, la replica di Nardella. Ma Renzi affonda e passa allo sfottò, mostrando alla platea i titoli di ieri del Corriere dello Sport, ‘Mica vorrete anche il tetto al Franchi!’, con l’editoriale ‘Toppa delle toppe’ (il riferimento ovviamente è alla vecchia Coppa delle coppe). “Ci ride dietro mezza Italia, ma con quanto Nardella capisce di calcio, forse pensa che possono stare un tempo per uno nei settori coperti”, sibila l’ex presidente del consiglio.

Montanari? “Cialtrone”

Su Montanari, non si tiene. “Ci ha detto di tutto, accusandoci di ‘mercimonio’ quando sulla cultura abbiamo promosso la collaborazione con il privato. Lui che, i social non perdonano, partecipò alla nostra prima Leopolda del 2010. Cialtrone”, gli manda a dire Renzi.

“Se il Pd lo candida, con i 5 Stelle, benissimo, sarebbe una scelta di chiarezza. Ma non credo, conoscendolo dai tempi del liceo, che Montanari andrà fino in fondo, non è certo un cuor di leone”, attacca ancora Renzi. “Se invece vogliono parlare di contenuti, di cultura, di case popolari, di dissesto idrogeologico, non ci siamo. E non è vero, come dicono, cha andiamo con la destra”.

Ad ascoltarlo in platea c’è tutta la politica renziana locale, dal sindaco di Bagno a Ripoli Casini alle consigliere comunali fiorentine Felleca e Dardano, che se la ridono pensando al prossimo sgambetto contro i dem sulla vendita delle case popolari, questione che emergerà in consiglio comunale tra un paio di settimane. Ulteriore distinguo dopo quelli degli ultimi mesi.

Case popolari e periferie

“I soldi metteteli sulle case popolari, sulle periferie, sulla prevenzione contro il dissesto idrogeologico, non sullo stadio”, insiste dal palco.

Quando chiede agli “amici” in sala chi venga dal Pd e chi da Forza Italia (“dai, non sono delle Agenzie delle Entrate”), le ultime file sono percorse da un brivido. Proprio lì c’è Maurizio Sguanci, l’ex presidente del Quartiere 1 e consigliere regionale che in estate, in poco più di un mese, da Iv a Fi ha fatto ‘anda e rianda’.

“In Europa mandiamoci chi è sa di cosa parla, perché l’Europa è scomparsa dai radar della politica ma è quella che conta per le famiglie da un lato e per le grandi questioni internazionali dall’altro. Su questo Italia viva può fare la sua parte”, prosegue Renzi, che da tempo ha annunciato la sua candidatura al parlamento europeo. Elezioni il 9 giugno 2024, probabilmente lo stesso di quelle comunali che sanciranno il successore (o la successora) di Nardella. Obiettivo di Renzi in Europa è “fare ben più del 5 per cento”.

Dall’Afghanistan alla Palestina

Parla di Afghanistan (“sono tornati i talebani, le donne vivono come mille anni fa, e non ne parla più nessuno”), del conflitto Russia-Ucraina, della questione israelo-palestinese, riesplosa dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre. “Le bestie – dice -, sono più sensibili di quei terroristi. L’unica soluzione passa per la distruzione di Hamas, per poi dare ai Paesi arabi la gestione, come garanti, dei territori occupati”.

Prima di Firenze, dove ovviamente è di casa, altre tappe del tour elettorale erano state nei giorni scorsi Roma, Bologna, Maastricht. Da qui a giugno, ne vedremo delle belle. Mercoledì prossimo, invece, 15 novembre, c’è la convention della spina più pungente interna al Pd, Cecilia Del Re, che dal Tuscany Hall, ancora una volta, invocherà le primarie per la scelta del candidato a sindaco.

Sullo stadio, per ora, ‘solo’ 151 milioni, la replica di Nardella su copertura di Ferrovia e Maratona

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